Un piccolo scrigno d’arte
Tre cappelle sotto lo stesso tetto
La cappella principale di epoca romanica, consacrata alla Vergine nel 1641, presenta nel vestibolo un interessante ciclo della Passione, scoperto solo nel corso dei lavori di restauro, e un altare barocco nelle tipiche tonalità blu e oro.
La cappella di S. Agostino, rivolta a sud, sovrasta di circa 85 cm. la cappella della Vergine, alla quale è collegata mediante le aperture delle finestre. Consacrata nel 1652, non ha particolari decori.
Secondo i documenti dell’epoca, la cripta fu consacrata nel 1643 alla Passione di Cristo. Il restauro effettuato nel 1986 restituì figure di angeli recanti i simboli della passione e scritte latine in nero e oro, che purtroppo sono andate irrimediabilmente perdute sulla parete esterna a causa della efflorescenza dei muri. Nella volta ad ottagono è effigiato Dio Padre nell’atto di benedire la Terra.
Attorno all’anno 1672 il prelato Hieronymus II Rottenpuecher da Bolzano (uff. 1665 – 1678) fece abbellire diverse sale di Maria Heim, fra cui il vestibolo delle due cappelle superiori e la cappella inferiore. Il lavoro venne affidato al pittore Niclas Schiechl di Bressanone, che nel 1672 aveva già affrescato il “pozzo delle meraviglie” nel chiostro dell’abbazia agostiniana di Novacella con il ciclo delle sette meraviglie classiche. Sull’ottavo lato dell’edicola egli rappresentò l’abbazia stessa.
Il vestibolo della cappella dedicata a Maria Vergine con il ciclo barocco degli strumenti della Passione di Cristo
Le raffigurazioni del vestibolo, così come in un rebus, non rappresentano figure umane, ma principalmente oggetti. Nell’intero ciclo si possono riconoscere infatti solo nove volti: il viso di Maria, i volti accostati di Cristo e Giuda nella scena del bacio, Giuda morto impiccato, il volto piangente di Pietro, tre schernitori e l’impronta del volto di Gesù sul velo della Veronica. Altre figure sono rappresentate in toni spettrali: Caifa; un personaggio in piedi all’ingresso del palazzo del sommo sacerdote Anna; una figura in movimento fra i palazzi di Caifa e di Anna; al balcone: Pilato, Gesù e un soldato; alla finestra: Pilato con la moglie accanto.
Ancora oggi non è noto se vi furono modelli di ispirazione per il ciclo del vestibolo delle cappelle superiori di Maria Heim; possiamo quindi ragionevolmente affermare, senza rischio di smentita, che ci troviamo di fronte a un’opera unica.
Il ciclo si apre con la profezia di Simeone in occasione della presentazione di Gesù al tempio (Luca, 2,25-35). A Maria egli predisse: “Una spada trafiggerà il tuo cuore.” (Luca, 2,35). Maria è qui rappresentata come Mater dolorosa (madre dolorosa).
Il ciclo prosegue con la rappresentazione della Passione di Cristo attraverso i simboli iconografici del Cristianesimo:
Ingresso a Gerusalemme
Ultima Cena (dove si distingue il posto occupato da Giuda)
Monte degli ulivi (di cui si è conservato solo il calice doloroso sulle rocce)
Il tradimento di Gesù (bacio di Giuda e borsa contenente i 30 denari d’argento)
L’edificio simboleggia il luogo in cui Giuda ricevette il denaro dai sacerdoti del Sinedrio.
La cattura di Gesù con gli strumenti della Passione (arma Christi)
Un campo rosso, ossia il campo del vasaio acquistato coi denari del tradimento per destinarlo alla sepoltura degli stranieri.
Il rinnegamento di Pietro (gallo e serva, focolare nel palazzo del sommo sacerdote)
Pietro in lacrime fuori dalle mura della città
Giuda morto impiccato
Lavanda delle mani, flagellazione
Il mantello di porpora, qui rappresentato di colore bianco in segno di scherno (consegnato da Erode)
La casa sulla destra, sotto il flagello, è il palazzo del sommo sacerdote Caifa, rappresentato affacciato alla finestra.
La casa sulla sinistra, sotto il flagello, rappresenta il palazzo del sommo sacerdote Anna.
Una mano mozzata che gronda sangue (un riferimento a Barabba?)
Derisione e incoronazione di spine
La casa sulla destra sotto la scena della derisione è il palazzo di Caifa (sopra la casa campeggia una mezzaluna).
La casa sulla sinistra, sotto la scena della derisione, è il pretorio con la scena dell’Ecce homo sul balcone; mentre a sinistra, nel riquadro della finestra, è rappresentato il dialogo fra Pilato e sua moglie.
Sigla e simbolo del potere della Repubblica romana (S.P.Q.R.) – [Senatus PopulusQue Romanus]
Il velo della Veronica con il volto santo di Gesù
Sorteggio delle vesti di Gesù (3 dadi con 32 punti in totale: 12+14+6)
Gerusalemme, luogo della crocifissione
Eclissi di sole
Strumenti della Passione
La crocifissione, di cui si sono conservati solo alcuni resti nella parte superiore: punta di lancia con la spugna imbevuta di aceto, iscrizione INRI, punta di lancia con il cuore trafitto
Deposizione dalla croce
Ceppo su cui sedette Maria per sorreggere il corpo senza vita di Gesù
Il sepolcro aperto
Il ciclo termina con la Resurrezione di Cristo
La tomba vuota e la pietra rovesciata, le bende e tre ampolle degli aromi
La Resurrezione con il manto della vittoria, raggiera del sole, le cinque stimmate e gonfalone della vittoria.
Fonte: Leo Andergassen, ”Passio in rebus. Der barockzeitliche Arma-Christi-Zyklus in der Neustifter Enklave Mariaheim in Bozen“ in „De re artificiosa – Festschrift für Paul von Naredi-Rainer zu seinem 60. Geburtstag“, a cura di Lukas Madersbacher – Thomas Steppan. Editore Schnell & Steiner, Ratisbona (D), 2010
Il campanile
L’esile campanile, alto 25 metri, conserva ancora due campane ed è dotato di meridiane sui tre lati. Dell’originario orologio meccanico non resta che il quadrante. Si ritiene che il campanile sia opera dei fratelli costruttori Andreas e Peter DELAI.
La sala a cassettoni
Situata al 1° piano dell’ala sud, la sala era caratterizzata da pareti intonacate. Solo nel corso dei lavori di restauro furono scoperti alcuni ordini di finestre e una porta di epoca tardo-rinascimentale, che purtroppo erano stati gravemente danneggiati già nel corso dei primi interventi architettonici.
Le cantine sono disposte su tre livelli, secondo lo stile architettonico tipico della zona. Tutta la produzione del vigneto che circonda l’edificio è conferita oggi alla cantina Marklhof di Cornaiano.
La pietra in marmo sovrastante l’entrata al vecchio torchio riporta lo stemma del Prevosto Markus Hauser incorniciato dalle parole “IN NOVA CELLA* MARIAE VIRGINIS AD GRATIAS*MARCUS PRAEPOSITUS* 1636*. Il nome “Maria Haimb” iscritto nella pietra miliare all’entrata del torchio fa risalire la presenza dell’edificio ad un’epoca antecedente e fa riferimento ad una precedente proprietaria.
La Tau greca, contenuta nello stemma di Novacella, è un elemento architettonico ricorrente nella residenza. Lo si può riconoscere nell’ala a sud osservando dal cortile o dall’alto. Lo stesso cortile interno è stato realizzato nella forma caratteristica della Tau.
traduzione: dott.ssa Alessandra Cestari